Inaugurazione con I MAESTRI CANTORI DI NORIMBERGA di Richard Wagner, opera che – certo non di repertorio nei teatri italiani – mancava a Firenze dal 1986, anno dopo il quale il nume tutelare del festival ZUBIN MEHTA, nonostante la sua costante presenza anche a Monaco di Baviera, non l’aveva più diretta; tappa mozartiana ma con uno dei titoli meno eseguiti, IDOMENEO, diretto dallo specialista inglese IVOR BOLTON; celebrazione del centenario della nascita di LUIGI DALLAPICCOLA, il compositore fiorentino d’adozione, con il dittico formato dagli atti unici IL PRIGIONIERO e VOLO DI NOTTE, che ebbero entrambi la prima esecuzione proprio a Firenze, rispettivamente nel 1950 e nel 1940, ricreati dalla bacchetta di BRUNO BARTOLETTI: quattro capolavori che, oltre al puro piacere musicale, inducono a riflessioni non banali.
Al centro dei Maestri cantori wagneriani sta infatti una profonda riflessione sull’arte; in Idomeneo si assiste al drammatico contrasto fra obbedienza alle leggi divine ed affetti umani; in Volo di notte allo scontro fra destino individuale e missione comune; nel Prigioniero Dallapiccola riveste di drammaturgia e musica altissime l’ansia di libertà dell’uomo ed il sadismo di quella “tortura attraverso la speranza”, suprema forma di crudeltà di un potere oppressivo.
Tematiche profondamente incise nella cultura occidentale e dunque nella vita e nel pensiero di ognuno, per opere certo distanti per epoca e concezione eppure legate da un filo sottile: la comune tensione a nuove forme espressive. Così il canto di Walther nei Maestri cantori è metafora della lotta di Wagner per l’affermazione dell’opera d’arte “dell’avvenire”, mentre Mozart fa esplodere dall’interno, nell’Idomeneo, gli stilemi dell’opera seria e Dallapiccola porta l’adesione alla tecnica dodecafonica nel cuore stesso della tradizione operistica italiana.
Wagner e Mozart portano la stessa firma registica di GRAHAM VICK, l’artista inglese che a Firenze ha colto alcuni dei suoi successi più significativi ( Mahagonny, Lucia, Tamerlano, Troyens, Rigoletto), mentre la visualità di Dallapiccola è affidata al talento di DANIELE ABBADO.
Nutritissimo e di straordinaria qualità fin dai nomi schierati, per primi MEHTA, MUTI e BOULEZ, il programma dei concerti.
Quest’ultimo, alla testa del suo Ensemble Intercontemporain, e GIANANDREA NOSEDA con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI propongono un excursus nella musica italiana del ‘900 con lavori di Berio, Petrassi, Donatoni, Fedele, Busoni, Respighi, che il concerto diretto da DENEVE con l’Orchestra della Toscana consentirà di confrontare con le esperienze di due classici novecenteschi, Prokof’ev e Ravel e con un altro contemporaneo, Connesson: un’occasione per riflettere sulla diversificazione dei linguaggi, ma soprattutto per rendere giustizia al valore di compositori fondamentali, alcuni recentemente scomparsi, nella cultura musicale internazionale.
Ulteriori suggestioni offre il completamento dell’integrale delle Sinfonie di Beethoven ad opera di Zubin Mehta: non solo l’opportunità di veder confermato il livello raggiunto dall’Orchestra del Maggio e di apprezzare il taglio interpretativo del suo Direttore Principale nella stagione della sua straordinaria maturità, ma anche di stabilire un confronto intellettuale fra il linguaggio beethoveniano e quello, quasi contemporaneo eppure diametralmente diverso, dello Schubert della Tragica e della Grande, affidate all’interpretazione prestigiosa di RICCARDO MUTI, al suo atteso ritorno sul podio fiorentino con la Filarmonica della Scala: un preludio ai tre concerti che il grande Maestro ha in programma a Firenze, questa volta con l’Orchestra del Maggio, nel prossimo febbraio, sul podio del Teatro che lo ebbe giovane e promettentissimo Direttore Stabile dal 1969 all’81.
Assolutamente inconsuete, inoltre, le proposte di FEDERICO MARIA SARDELLI e il suo gruppo Modo Antiquo con il vivaldiano Nisi Dominus (in prima esecuzione italiana), del Coro del Maggio e del suo Maestro JOSE’ LUIS BASSO impegnati in un programma “esotico” di musiche argentine che comprende anche l’affascinante Misa Criolla, e della MARATONA RACHMANINOV, che porta alla ribalta una carrellata di giovani pianisti fra i quali alcuni, domani, forse “saranno famosi”; mentre il concerto di chiusura, diretto da DANIEL OREN nella suggestiva cornice del nuovo Teatro della Meridiana in Boboli, progettato da Quirino Conti e inaugurato l’anno scorso, pur non smentendo l’ormai tradizionale atmosfera di festa che lo caratterizza, comprende anche un brano di Leonard Bernstein di grande tensione emotiva, i Chichester Psalms, di cui lo stesso Oren fu tra i primi interpreti dalla voce bianca.
Il Maggio schiera quest’anno ben cinque orchestre italiane – oltre a quella del Maggio, la Filarmonica scaligera, la Sinfonica RAI, Modo Antiquo, l’Ort Orchestra della Toscana - a riprova che il “Paese del belcanto” è in grado di presentare complessi strumentali di prima grandezza, del tutto degni di un grande Festival internazionale.
La danza vede nuovamente a Firenze il prestigioso TOKYO BALLET in quattro serate equamente divise fra un titolo della tradizione e la proposta di lavori di MAURICE BEJART, il mito più duraturo della danza moderna.
Ed il Maggio Musicale è una delle poche istituzioni italiane che può affiancare agli ospiti stranieri la propria compagnia stabile: per MaggioDanza quest’anno il direttore GIORGIO MANCINI, a sua volta bejartiano doc, punta su un trittico dal titolo intrigante, “Eros & Serenities”, che racchiude le proprie Words no longer heard, un classico novecentesco come Balanchine e una nuova rilettura del Fauno debussyano da parte di Amedeo Amodio.
Non poteva mancare, come consuetudine da qualche anno, una grande mostra collegata al Maggio che lo accompagnerà per tutta la sua durata: e sarà la location più prestigiosa della città, la Galleria degli Uffizi, ad ospitare nella Sala delle Reali Poste “MUSICA DI SMALTO”, esposizione di rare e preziose maioliche create da mani mirabili fra il XVI e il XVIII secolo, provenienti dal Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza e curata da Carmen Ravanelli Guidotti; l’accesso sarà gratuito.
Fra le tante iniziative, conferenze, concorsi – come quello per le vetrine giunto alla decima edizione -, animazioni organizzati dalle associazioni tradizionalmente più vicine al Festival e al Teatro (Amici del Teatro, Firenze Lirica, Foyer, Firenze dei Teatri, Firenze Spettacolo) che coinvolgono anche importanti istituti culturali come il Kunsthistorisches Institut, l’Institut Français, la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, la SS.
Annunziata del Poggio Imperiale, spicca una tavola rotonda che, traendo spunto dall’uscita del volume su Francesco Siciliani di Franco Carlo Ricci, discute della odierna programmazione musicale, mentre il Gabinetto Vieusseux ha pubblicato a tempo di record gli atti del Convegno del 2003 dedicato alla nascita e ai settant’anni del Maggio Musicale Fiorentino; e, sempre a proposito di pubblicazioni, l’integrale beethoveniana sarà la cornice ideale per la presentazione dell’ultima imponente biografia di Piero Buscaroli dedicata proprio a Beethoven.
Numerosi anche quest’anno gli sponsor che affiancano il Festival: fra loro alcuni Soci Fondatori come Monte dei Paschi di Siena per l’inaugurazione, Banca Toscana che festeggia tre volte il suo centenario con Idomeneo, un concerto di Mehta e il Tokyo Ballet, Ansaldo Breda e Galileo Avionica per Muti - che riceverà il Premio Galileo 2000 da Ina Assitalia del Gruppo Generali nel corso di una festa in suo onore nell’inedita collocazione del Museo del Bargello -, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze; e poi MaggiodiVino che anche quest’anno organizza l’Asta di vini pregiati ( il 22 maggio a Villa le Corti), e i cui proventi dell’anno precedente concorrono al concerto di Mehta con il violinista Nikolai Znaider, la Fondazione Carlo Marchi che lega il suo apporto all’appuntamento con Pierre Boulez, ed infine Fondiaria – Sai, che collegandosi al concerto finale (dedicato alla memoria di Giorgio La Pira, leggendario Sindaco di Firenze nel centenario della nascita), ha in serbo un nuovo evento a sorpresa per ospiti e spettatori.
Altre dediche sono quelle al direttore d’orchestra Carlo Maria Giulini che compie novant’anni di dedizione alla musica, e al trentennale dell’Associazione Italiana contro le Leucemie, mentre la novità di quest’anno fra le manifestazioni collaterali è una inedita gara di golf, la Caribbean Golf Challenge 2004 che si svolgerà all’Ugolino il 20 giugno in occasione del 70° anniversario dalla fondazione e che l’omonimo Circolo ha voluto intitolare al quasi coetaneo Maggio.
Due mesi esatti di programmazione, dal 23 aprile al 23 giugno ( che poi prosegue con una Stagione estiva tutta nel Giardino di Boboli, luogo d’elezione dei Maggi storici, con un’opera, Il Viaggio a Reims di Rossini affidato a voci giovani, e balletti), per un Festival incentrato su proposte non di routine, su titoli, autori, interpreti che rappresentano da una parte i vertici qualitativi a livello internazionale, dall’altra novità stimolanti; che coinvolge il mondo imprenditoriale e la città stessa, che riflette sulle sue origini e sul suo futuro, e che , fedele alle sue radici ma consapevole del suo ruolo nel panorama non solo europeo, fa interagire le realtà culturali e le esperienze artistiche del passato e dell’attualità.